“Ho pianto mentre ero alla ricerca della valle incantata”
12 Agosto – 2013
Fairy Pools, Fairy Pools, Fairy Pools… una voce mi bombarda nel sonno, il caldo piumone non riesce a rassicurarmi abbastanza, c’è qualcosa che non va. Mi devo svegliare ma i muscoli non rispondono. Scioperano, maledetti sfaticati, da quando si permettono pure di scioperare? Non li faccio mai lavorare, sono sempre in vacanza ad incrementare il flaccidume e si permettono pure di scioperare? Dormo di nuovo. “Fairy Pools, Fairy Pools, Fairy Pools”. La soave vocina femminile continua a tormentare il mio torbido sonno, non resisto più e, trovando energie che non credevo di avere o che forse non volevo usare, spalanco gli occhi. Justin è lì davanti a me a sussurrarmi “Fairy Pools”. Lo mando a fanculo, lui se ne va rispettosamente e io rimango a dormire. Il mio nemico è ancora sotto di me che russa e gioca con le proprie flatulenze in un sonno al limite dello spasmo. Gli altri letti sono occupati da una famiglia cinese, Babbo, Mamma e ragazzino, mentre altri due letti sono abitati da esseri umani che, a dire il vero, non ho mai avuto il dispiacere di mettere a fuoco. Mi sento abbastanza scozzese da balzare dal letto in mutande e far coprire nelle coperte la signora cinese in evidente imbarazzo. La mattina è sempre particolare per noi maschietti ma non vorrei risparmiare a nessuno le gioie degli ostelli e delle camerate miste, specialmente per quanto riguarda nudità e flatulenze. Vabbè siamo in viaggio e siamo umani.
Controllo dal cellulare gli orari del bus per le Fairy Pools, scopro, con orrore, che il bus della mattina è partito alle 8.00 am, esattamente un’ora fa. Justin sapeva, Justin voleva dirmi qualcosa… Ma io l’ho ignorato miseramente e se tornassi indietro, probabilmente, lo rifarei.
Alle 10.00 ci cacciano fuori dall’ostello, faccio però in tempo a scorgere una ragazzina asiatica che si pettina i lunghi capelli neri. La porta della sua camerata è aperta, lei siede dando le spalle all’esterno e mostra solo i suoi lunghi capelli corvini. Il mio cervello inizia a rimuginare qualcosa… È già la terza o quarta volta che la vedo nella solita posizione da quando sono entrato nel BAYFIELD HOSTEL. Mi perplimo e proseguo.
Il famoso unico luogo dove è possibile mangiare qualcosa dopo le 20.00
Mi spingo fino al supermercato dove faccio qualche acquisto di routine, visto che avevo ancora il porco affumicato e una scatoletta di crema all’aglio, cipolla, burro e formaggio insapore. Mi avvicino per comprare dell’acqua, la tizia è la solita della sera precedente e credo faccia finta di non riconoscermi. Mi spiega che l’unica acqua che hanno è quella aromatizzata alla fragola o al limone. Compro una Tennent’s e mi dirigo verso l’ufficio informazioni.
Il necessario per una vera scalata da campioni… Quando mi sbagliavo.
Stranamente risulta aperto, il ragazzo, un tizio altissimo, magrissimo, con la faccia da attore di film underground, mi spiega che sarei un idiota a voler andare alle 15.00 alle Fairy Pools visto che il bus per tornare indietro ci sarebbe alle 17.00. Mi perplimo nuovamente sulla struttura degli orari, inizio ad abbandonare l’idea delle Fairy Pools, sono rassegnato. Lui mi da due soluzioni (mentre mi parla cerco di evitare di guardare i suoi denti marroni e le sue guance scavate senza riuscirci). Fare l’autostop per tornare a Portree oppure andare a visitare qualche altra parte. Alle 11.25 am sono su un autobus, destinazione Sligachan e Cuillin Mountains. Dopo poco meno di mezz’ora scendo, mi guardo intorno, vedo poche persone (me gusta) pochissime case (me gusta mas) e tante nuvole inquietanti (no me gusta). Inizia l’avventura, credo, e mi lancio verso un viottolo a casaccio con il mio zaino pieno di porco affumicato, bottiglietta di acqua limonosa, salsa mortifera, Super Tennent’s, Reflex e Ultrabook (lo porto sempre dietro visto che pesa poco e che la Wi-Fi arriva quando e dove meno te lo aspetti).
Dopo la prima mezzora passata a far sprofondare le mie nuove scarpe da trekking nella melma per poi stupirmi di avere ancora il piede asciutto (il tutto dura circa 15 minuti) faccio una scoperta memorabile: la Sorgente della Guinness!
Perdonate la minchiata, dalla foto fatta col cellulare non si vede ma l’acqua era proprio marrone come la birra irlandese
Passano i minuti, passano velocemente ed io continuo a vagare, completamente solo, senza un’apparente meta, nel moticcio che non mi da fastidio perché ho le scarpe giuste, e nei pratini che sembrano freschi, in realtà sono fradici e pieni di micro zanzare affamatissime. Ad un certo punto capisco che se continuassi in quel modo non arriverei da nessuna parte e non avrei fatto altro che camminare in una verdeggiante palude. Mi guardo intorno, sono le 11.34, cioè, non lo sono per niente ma l’orologio ogni tanto lo guardo. (vi ricordo che è rotto e fermo alle 11.34).
Scorgo due montagne: penso siano abbastanza vicine da poterle scalare, credo siano troppo lontane anche solo per potermici avvicinare. Preferisco il pensiero al credo e quindi ne scelgo una e mi incammino uscendo dal sentiero segnato.
La pendenza sembra minima ma non lo è. Probabilmente lo è ma credo in un grado di pendenza soggettivo, per me è elevatissimo. Inizio ad ansimare come un toro dopo 3 ore di corrida, sono appena all’inizio e le gambe già sbarellano. Poco male, ho l’autobus alle 18.00 e sono appena le 13.00. La scalata interiore, la mia personale “Ascesa a Mont Ventoux” ha inizio. Sposo a pieno la filosofia delle soste frequenti e della meditazione improvvisata da chi non sa meditare ma che gli piacerebbe imparare se avesse tempo.
Continuo a sentirmi totalmente solo in una valle immensa, con pioggia discontinua, sole cocente, vento graffiante, terreno molleggiante e una forza interiore che prende forza, che mi da la spinta per continuare. Mi scappa una lacrima, sono stato toccato dentro, molto dentro. Mi fermo 5 minuti e piango come un bambino. Non so perché mi sono messo a piangere, so solamente che ogni lacrima che versavo era di una pesantezza disarmante, piccole lacrime di pietra che abbandonavano la mia sconnessa anima per sprofondare nel moticcio scozzese. Non so se sono riuscito a liberarmi di qualche brutto pensiero, di qualche brutto ricordo, di qualche angoscia derivante da lutti, amori finiti, timori professionali, voglia di amare di nuovo, paura di non poter respirare, rabbia per il paese in cui vivo, amore per le persone che mi vogliono bene e per tutte le altre che ancora non mi conoscono. Insomma, un fottuto trip dell’anima. Lo consiglio a tutti.
Proseguo con alternare discorsi filosofici, pezzi rap improvvisati (Una persona in particolare sa che sono un ottimo freestyler) e pianti infantili fino al punto in cui… La vedo! La vetta! Mi vengono subito in mente quegli esploratori con i mega baffi arricciati e le borse di pelle poco trattata che sfidano i luoghi più impervi grazie alla forza dei loro muscoli e dei loro baffi, la vetta io l’ho vista in questo modo:
Verso le 15.00 raggiungo la vetta quando scopro che non è una vetta, ma solo una danatissima pre-vetta. Proseguo per la nuova vetta che si rivela essere un’altra dannatissima pre-vetta. Impreco. Sfido il Dio della montagna con fare sbarazzino. Un vento gelido mi percuote, mi scuso e continuo a camminare scansando merde di caproni il più possibile. A dire il vero non c’è nessuna traccia di vita animale, anche le micro zanzare fameliche sono scomparse, sul terreno non vedevo ne ragni ne altri insetti, solo e soltanto cagate di montone. Alzo lo sguardo. C’è un montone.
Non so esattamente cosa sia successo, ammetto che il racconto che segue potrebbe essere un’esagerazione della mia percezione del momento, data dalla totale assenza di liquidi, dalla fame, dall’area rarefatta e dalle gambe tremolanti: “il montone mi osserva e inizia a caricarmi, tra me e lui almeno 200 metri solo che lui non inciampa, io si. Si avvicina velocemente, sgrufando come un cinghiale in carica, faccio un salto dentro un piccolo letto di un torrente, mi storgo una caviglia. Impreco in un modo in cui non si dovrebbe imprecare ad un volume a cui non si dovrebbe mai accedere. Il Montone si spaventa e fugge via” Lascio a voi la decisione se credere o meno a questo incontro bestiale, da parte mia posso assicurare che quel montone me lo ricorderò almeno fino al prossimo montone.
Alle 16.00 raggiungo quella che credo essere la vetta finale, non mi stupisco che non lo sia ma con un perentorio “Montagna, ora però tu mi puppi la fava. Io mi fermo qui” risolvo ogni cosa, dando vita a questo piccolo e inascoltabile video (causa vento)
La vetta sembra sempre più lontana, stupide pre-vette.
Ennesima falsa vetta
Mi godo un po’ il meritato panorama, ammetto che vorrei avere le ali o l’ombrello di Mary Poppins.
Il piccolo e inascoltabile video, tra l’altro, da bravo idiota, ho ripreso con il cellulare in verticale… sigh.
Mangio il mio porco posticcio, secco la mia Super Tennent’s da mezzo litro, mi godo un’oretta di pensieri, ricordi, visione di una giovane donna dell’800 pallida, magra, bellissima e bionda che per scappare agli abusi del padre sporco unto e avvinazzato si rifugiava nella mia solita montagna nella mia medesima posizione… E poi paure che se ne vanno e vento gelido che arriva e sferza. In effetti il vento iniziava a dare un po’ fastidio a me e alla mia pelle. La mia trasformazione in drago stava proseguendo bene quando mi son reso conto che era solo l’abbronzatura che si ritirava lasciandomi solchi, scaglie e rughe draconiche. Ammetto di esserci rimasto male, ci tenevo veramente a diventare un mezzo drago. Decido di tornare verso la fermata del bus, i miei pensieri si fanno troppo vividi e fantasiosi, c’è il rischio che poi torni a essere quello che sono stato molti anni fa e che vorrei tornare ad essere… Sia mai!
“Con lo stereo nelle orecchie ho detto, qua meglio sgommare” Scendo giù con pochissima grazia, distruggendo solchi e calpestando cagate e fiorellini, i sassi rotolano sotto i miei piedi, io ascolto gli Incubus, gli Zen Circus, i Social Distortion ed Elvis. Arrivo in pari e scopro che esisteva una sorta di gola mai vista nemmeno dall’alto della montagna. Nella Playlist parte De André con “La Canzone di Marinella”.
- “Questa di Marinella è la storia vera,
- Che scivolò nel fiume a primavera…”
Mi fermo, guardo il fiume, indietreggio. Scappo verso l’interno. Nonostante tutto continuo, ad oggi, ad amare De André.
Quello che vedevo prima della canzone di De André
Come mi è apparso il burrone subito dopo la canzone…
Il finale della giornata lo tiro via perché di poco interesse, torno all’ostello verso le 20.00 decido di saltare la cena perché non ho voglia di altre schifezze e i ristoranti sono tutti chiusi. Una bella doccia e poi fino alle 22.00 a scrivere l’articolo che state leggendo. Dopo di ché, saluto breve a Justin, nuove conoscenze asiatiche (un fantastico gruppo di vecchietti cinesi che in 10 minuti hanno trasformato la cucina dell’ostello in un ristorante cinese con annessa anatra spellata da cucinare, volevo fare una foto, purtroppo avevo solo il computer e nemmeno il cellullare… sorry) e per finire una discussione con una coppia di coreani sul perché gli asiatici devono per forza aspirare gli spaghetti in brodo in quel modo barbaro, nauseabondo e indegno. Una delle poche risposte è stato un garino in un piatto e una tirata all’insù di un quantitativo di muco non quantificabile.
Buona Notte. (il mio nemico è sempre lì che aspetta sornione…)
SPESE EFFETTUATE:
- Acqua al limone + Tennent’s 3£
- The caldo alla fermata del bus 1£
- Biglietto bus andata e ritorno Portree-Sligachan-Portree 3,90£
- Biscotti-cena 2£
COSE BENE
Ci sono pochissime persone che a causa della vastità dei luoghi sembrano ancora meno. Si ha la sensazione di poter essere sempre soli dopo 5 minuti di camminata, la temperatura è piacevole salvo i repentini cambi di clima. I luoghi sono molto accessibili anche per chi non è organizzato al meglio anche se consiglio sempre di indossare scarpe da trekking e k-way leggero. Organizzatevi bene coi viveri perché non ci sono rifugi e l’acqua del luogo è troppo paludosa per essere bevuta. I panorami sono ovviamente mozzafiato. Un consiglio serio è quello di girare l’isola di Skye in macchina per non perdersi nessun luogo, prendetevi almeno 4 giorni per godervela al meglio.
COSE MALE
Per chi viaggia in bus, molti dei migliori luoghi sono e rimarranno un miraggio. I collegamenti sono affidati a privati che fanno poche corse ad orari un po’ strani. C’è la sensazione che, nonostante la grande mole di turisti, non ci sia ancora una valida organizzazione ricettiva e turistica, infatti si fa fatica a prenotare con internet i vari ostelli e bed and breakfast che difficilmente si trovano su booking o hostelworld.
ANEDDOTO DA RACCONTARE
Esco dalla doccia e mi ritrovo a tu per tu con il mio nemico di sangue, decido che è giunto il momento di affrontarlo.
Io: Hello!
Lui: hey
Io: Where have u been today?
Lui: Outside
Io: Ehm, and… Do u enjoy?
Lui: Good Night
Io: Yes. Sure.
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguirmi e mi scuso ancora per eventuali errori di battitura dettati da fretta e luoghi improponibili dai quali scrivo. Domani vi tocca venire con me a Inverness… Have a decent time!
Fil.
1 pensiero su “Day 3 – Cuillin e Sligachan Loch”