rissa fascista

Arriva con un treno in orario e gli danno del fascista: strage al dopo lavoro ferroviario

rissa fascista

STAZIONE DEI TRENI – Una pozza di sangue, un treno in orario, due vetrine rotte, la scatola dei Kinder Bueno del bar completamente saccheggiata, tre famiglie stroncate e 5 figli che non vedranno mai più i loro padri. Questo è il tragico bilancio della devastante rissa esplosa al dopo lavoro ferroviario (DLF) di una stazione dei treni di una significate città emiliana di cui non ho ricevuto l’autorizzazione a pubblicarne il nome a causa di perentorie e nazionaliste indicazioni dall’alto. Ho deciso di indagare tra il dolore delle famiglie distrutte e dei colleghi sopravvissuti alla carneficina, intervistando una spettatrice noncurante, tale Melina Sbiadita, segue il verbale della Sbiadita:

I fatti riportano che, Lucio Moggio, noto macchinista ferroviario con il pallino per la collezione di tessere telefoniche (cerca quelle a bassa tiratura), tornava, come tutte le sere, dalla tratta Milano-Città di cui non si può dire il nome con fare allegro e spensierato non curandosi dell’orario di riconsegna della locomotiva. Bombolo Guccino, un boss informale del gruppetto dei macchinisti, aspettava Lucio come tutte le sere al bar del DLF, quando quest’ultimo, probabilmente in sovrappensiero, faceva il suo ingresso in stazione in perfetto orario, spaccando il secondo senza rimorso alcuno. Una volta il Moggio, entrato in contatto visivo col Guccino, veniva pesantemente insultato e fatto vittima di sputazzi da un indemoniato Bombolo Guccino che utilizzava nell’ordine: Andreo Marameo, Aldo Tibuco, Gippi Lossa e N’durje Amapetilou, come veri e propri proiettili umani, lanciati ripetutamente sull’esterrefatto Lucio. Sempre secondo la signorina Melina Sbiadita, nota frequentatrice indemoniata del flipper del bar del Dopo Lavoro Ferroviario (è sempre convinta che il flipper sia una slot machine e si indemonia perché non trova il buco che dovrebbe erogare il premio in denaro, da ben 5 anni) si apprende che il Bombolo, avrebbe, non solo cercato di trucidare il Moggio, ma l’avrebbe fatto insultandolo e caricandolo all’insegna dell’urlo ” Fascista! Fascista! Fascista! Non importa chi tu sia, chi non piscia in compagnia o è un ladro o una spia! Fascista! Eccetera eccetera! “. Una volta ripresosi dallo scontro con il Guccino ed i suoi proiettili umani, Lucio Moggio si rifugiava con tempismo all’interno del DLF, chiedendo aiuto alla signorina Sbiadita la quale, in evidente stato di shock, se ne infischiava bellamente. Il Moggio veniva quindi raggiunto dai quattro del gruppo del Bombolo, che riportavano quindi una perdita nel nome di Andrea Marameo, andatosi a schiantare contro un pilone di cemento per errata valutazione del Bombolo in fase di lancio. Una volta ritrovatisi tutti all’interno del locale iniziava una rissa totale con l’ingresso in scena di vari personaggi folkloristici del baretto, ricordiamo i più valorosi: Luca Pierino, l’addetto alle traduzioni in lingua tedesca delle targhette dei treni, segue Antonello O’Bello Aniello, capo cuccetta del vagone ristorante, Canoveffa Sbrella, la ragazza-madre di suo fratello, Giorgino Sbrella, il ragazzo-figlio-fratello di Canoveffa, Duisburgo d’Orato, un barbone completamente placcato oro e Adan Cadmio, noto beduino complottista, famoso per il suo libro “Potrebbe essere, ma anche no” che ha raggiunto la top 1 nella classifica dei libri di Adan Cadmio. Al termine della rissa, durata 2 giorni e 4 notti, si registrava la morte biologica di Bombolo Guccino, deceduto per avvelenamento da vino, Aldo Tibuco, deceduto per essere stato bevuto dal Bombolo e Duisburgo d’Orato, per un attacco allergico all’oro. Moggio, Amapetilou e il Lossa risultano tutt’ora dispersi e di loro si hanno solo frammenti di memorie adornate da pesche di primavera altezzosa che soffia nel giardino della seta di ragia… C’è la possibilità che sia stato fatto uso di oppiacei in fase di registrazione delle dichiarazioni di Melina Sbiadita.

lapide bombolo guccinoLa lapide di Bombolo Guccino, esposta al cimitero parigino Père-Lachaise

Si conclude dunque qui una vicenda assolutamente incompiuta che lascia un po’ di amaro in bocca per la morte di tre padri di famiglia e di un barbone placcato oro. La storia è stata implacabile nel suo farsi carne e camminare tra gli iracondi personaggi del baretto del DLF, con la lunga e nera falce avvolta da un mantello di spugna nero e puzzolente. Vedo le due bellissima mogli dei caduti che piangono disperate, stringendosi tra loro, cospargendosi di fango misto a olio per massaggi, vedo una gigantesca scrofa in lacrime, cavalcata dai fieri figli di Bombolo. Vedo morte, vedo disperazione, vedo tragedia. Rifletto e mi chiedo dove mai potrebbe arrivare la razza umana con la sua crudeltà, prendo un Kinder Bueno che trovo per terra, ne prendo un altro ed un altro ancora… Sorrido. C’è ancora speranza per questo mondo, fino a che ci saranno i Kinder Bueno bianchi, ci sarà sempre speranza.

Adan CadmioLa foto spavalda di Adan Cadmio, recuperata dagli archivi dell’NSA

Me ne torno in redazione, butto giù avidamente, un brick di estathe al limone e leggo una lettera lasciatami probabilmente da una mio fan femminile che richiede le solite attenzioni sessuali. In realtà il mittente risulta essere Adan Cadmio che ammette di avere misteriose rivelazioni sulla fine del Moggio, del Lossa e di quell’altro dal nome complicato. La situazione si fa interessante.

Fine.

Se vi ha fatto almeno un po’ ridere, fatemi un piacere:  condividete! Graaaazie

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