Era un po’ di tempo che nella mia mai doma mente faceva capolino l’idea di un viaggio in solitaria. Si trattava di un’idea gentile, una di quelle che, con delicatezza, ti sfiorano nei momenti meno attesi e che rimangono perlopiù inascoltate, perché troppo timide per crearti dei dubbi. Poi però si viene a scoprire che sono in una fase della vita in cui mi piace dar retta ai timidi suggerimenti di una delle mie tante personalità ed ecco che mi ritrovo a preparare un viaggio da solo, senza sapere dove andare, quanto star via e cosa volere. In realtà una cosa la sapevo, avevo, ho, voglia di staccare dai soliti weekend europei (non che siano da buttare, anzi), cercare dei luoghi in cui il dialogo con se stessi sia incoraggiato; Islanda.
Chi meglio della stramba isola semi artica poteva garantire di soddisfare le mie poche esigenze?
Ovviamente la Scozia.
Il motivo dite voi?
Molto semplice, soldi. Nonostante sia mia intenzione visitare l’impronunciabile capitale islandese con annessi vulcani e panorami ostili quanto favolosi, non dispongo ancora di quei 2.000/3.000€ (1 settimana) per potermelo permettere e allora perché non guardare poco più in basso e dare una possibilità alla terra di Highlander e di Willy “Braveheart” ?
Il viaggio che mi sono costruito, prodotto di una notte di fine Luglio a base di birra doppio malto, un po’ troppe sigarette e un ventilatore attaccato al vecchio PC di casa per scongurarne la fusione è il seguente:
10 Agosto – Partenza da Pisa (12.25) arrivo ad Edimburgo alle 14.30 locali. Ho prenotato un ostello, che mi perplime e non poco, installato in una vecchia chiesa sconsacrata a 10 minuti di cammino dal centro di Edimburgo. Punto a scaricare il pesante zainone da backpackers e di girovagare a casaccio senza cartine ne mete per le vie di Edimburgo, giusto per farmi un’idea di quello che mi aspetterà nei prossimi giorni. (A Edimburgo c’è il Festival con la “F” maiuscola per tutta la settimana di ferragosto).
11 Agosto – Mi dovrei alzare sul presto, tipo le 4.00 am , trovare la fantomatica stazione dei bus che sulle cartine hanno ben visto di non segnalare, e partire alla volta di Fort Williams, sostare qualche ora e approdare, nel pomeriggio, a Portree la mia vera meta nel cuore dell’isola di Skye. Inizia ufficialmente il mio viaggio “Into the Wild”… Spero. Anche perché mi sono comprato le scarpe da trekking e sarebbe spiacevole non utilizzarle, visto la loro sconvolgente bruttezza.
12 Agosto – Altra levataccia, stavolta ben giustificata, per partire alla volta di un’escursione. Cercherò di visitare le Cascate delle Fate (Fairies Waterfall), scattare qualche foto smostrata col fedele fisheye 8mm e tornare stanchissimo all’ostello (camerata da 16, viva la tranquillità) per aggiornare questo benedetto diario.
13 Agosto – Portree mi dovrebbe aver già stancato e quindi puntiamo per Inverness. Me ne hanno parlato tutti bene (per “tutti” si intende la classica frase di circostanza), dovrebbe essere un’incantevole borgo in fermento di giovani, creatività, giovani creativi, vecchi creativi che fanno i giovani ed io. Un italiano. Giusto il tempo per farmi un giro per tutti i pub di Inverness e poi pronto di nuovo per concludere da dove ho iniziato: Edimburgo.
14 Agosto – Dovrei arrivare all’ora di pranzo, giusto il tempo di cercarmi, credo, un pakistano per mangiare un insospettabile sandwich gommoso a 99 pence. Dopo di ché non mi rimane altro che recarmi al Caledonian Backpackers Hostel, si dice essere uno dei migliori della città, tra l’altro anche molto costoso per essere un ostello (35€ a notte), quindi spero lo sia davvero. Fino al 17, giorno della partenza, dovrò soltanto dedicarmi al Festival di Edimburgo. La città non è molto grande ma in questi giorni si trasforma in un’esauribile fonte di eventi e passatempi, dal festival dei libri, agli artisti di strada, alle commedie teatrali all’aperto, continui fuochi d’artificio, concerti, abusivi e tante altre robe.
15 Agosto – Festival.
16 Agosto – Festival.
17 Agosto – “Casa Base Jack” per gli amanti di Hook Capitan Uncino, per gli altri… Torno a casa.
L’immancabile fotografia sull’ala Ryanair, non potevo esimermi dal non farla.
COME STRUTTURO IL DIARIO
Molto, molto semplice. Gli articoli, salvo incredibili imprevisti legati principalmente ai collegamenti Wi-Fi, ariveranno con un giorno di ritardo, tenterò di essere il più prolisso possibile perché sono un gran chiacchierone, specialmente quando scrivo. Ci infilerò anche le foto (sennò sai che palle…) anche se la maggior parte saranno su Flickr (ovviamente riporterò i link). Tenterò di scrivere tutto quello che spendo e di recensire i posti in cui dormirò e che visiterò, in modo da essere d’aiuto a qualcuno. Userò uno schema preimpostato del tipo:
- Racconto di giornata
- Spese effettuate
- Cose Bene
- Cose Male
- Breve aneddoto del giorno.
QUELLO CHE HO CON ME
Per dovere di cronaca vi elenco quello che mi son portato dietro, dopo di ché chiudo questo articolo perché l’aereo sta partendo e da vero snob ho preso la priorità, sia mai che la perdo:
- Samsung New L9 (12 ore di autonomia, 256GB SSD, W8, 13”, appena un chilo da sopportare) – 900€
- Giacca Ninja Style della Quechua, è fatta in un materiale strano, è leggera ma fa caldo – 70€
- Scarpe da trekking carrarmato spaziale della Quechua, sono orrende – 50€
- Mega zaino della Calgary, quello classico da viaggiatore itinerante isomma – già in possesso
- Samsung Galaxy Google Nexus, autonomia 2 ore a volergli bene – già in possesso
- Reflex Canon 450D piccola e leggera – già in possesso
- Samyang 8mm Fisheye (scatto solo con quello ormai da un paio di anni) – già in possesso
- Borraccia 1L – 4€
- Vestiti sicuramente non da gran gala, molte camicie, magliette e pantaloni corti perché conviene vestirsi a cipolla e prepararsi all’inevitabile pioggia umida instancabile e continua.
Da lavoro non si stacca mai, quindi dedichiamoci un po’ all’esame di google
Have a decent time.
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